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  • Risparmio e Futuro

Beni rifugio, perché possono essere una scelta depistante

di Marco lo Conte

L’oro? Gli immobili? I titoli di Stato? Quando la volatilità sui mercati cresce e l’incertezza anche tra gli esperti non accenna a diminuire, è naturale andare alla ricerca di strumenti che possano mettere il portafoglio al riparo dalle intemperie finanziarie. Anche se, a conti fatti, spesso non è la scelta più remunerativa. Eh sì, perché quando la crisi scoppia in genere i “beni rifugio” hanno già compiuto gran parte della propria crescita e il rischio di saltare su un treno che sta rallentando non è esattamente ciò che cerca un investitore spaventato. Il che non esclude di poter trarre rendimenti positivi da posizioni di breve periodo, che di certo non possono essere garantiti. Lo stesso metallo giallo ha vissuto nella sua storia recente lunghe fasi di criticità: dal 2011 ha preso una direzione discendente arrivando a perdere fino al 40% e recuperando i livelli iniziali solo nell’estate del 2020, a pandemia esplosa.

Per questo e per molti altri motivi, l’oro e gli altri strumenti finanziari ricercati da chi cerca riparo dagli scossoni dei mercati spesso non sono la scelta migliore per proteggere e mettere a frutto il proprio denaro. Anzi: il concetto stesso di “bene rifugio” rischia di far perdere di vista l’approccio più corretto sul mercato, quello che ci ricorda che le oscillazioni sono fisiologiche e che per evitare i picchi al ribasso (rinunciando inevitabilmente a quelli al rialzo), è opportuno costruire un portafoglio ben diversificato in cui ogni componente sia correlata all’altra in modo diretto o inverso, in modo da consentire di affrontare le turbolenze delle Borse limitando gli scossoni. Un portafoglio, quindi, diversificato che abbia come obiettivo di compensare e gestire i rischi di varia natura, che è inevitabile incontrare sul proprio cammino, rinunciando così alla depistante tentazione di percorrere la scorciatoia dei “beni rifugio”. Che nel medio e lungo termine rischiano davvero di portarci fuori strada.

Marco lo Conte
Giornalista de Il Sole 24 Ore, responsabile del team di social media editor